50 anni con il CVR di Gianni Paulucci

La mia ammissione al Circolo Velico data 1970: sono stati finora cinquant’anni in prima linea, impegnato in diversi ruoli, fino a diventarne orgogliosamente presidente. Tutte le mie barche sono sempre state ormeggiate alla banchine del circolo. Devo confessare che non vengo da una scuola completa, non ho mai praticato regate con le derive. Ho addirittura iniziato con i motoscafi: prima un DC 9 e poi un DC 10 di Dellapasqua. Poi ho saltato tutta la fase di apprendistato e sono arrivato sui cabinati. Ho posseduto un ketch di 16 metri costruito da Orioli, poi un Alpa 9 50 e unmitico 11 50 che mi ha portato in Croazia tante volte. Possiedo un Comet 13, che tutti i soci conoscono, da 36 anni. Facevo parte del pool di clienti che il mitico Zavatta consultava per la realizzazione del prototipo. Nell’attesa mi facevano navigare su un Comet 11. Il mio Comet 13, la mia barca, è anomalo: direbbe Finot che l’ha progettata è il “vero” Comet 13 perché poi la serie è stata modificata per esigenze di mercato. La mia ha una immersione di 2,5 metri e ha 6 quintali di zavorra in più rispetto alla versione standard. Il tutto serve ad avere due metri in più di albero e dunque di vela. La mia attività nel CVR mi ha portato anche a entrare nel Consiglio della Federazione Italiana Vela ed esserne vicepresidente. La mia esperienza in campo nautico e legale mi è servita molto per assicurare ai circoli velici un regime di canoni ridotto. E’ stato fondamentale per i sodalizi per poter dedicare le giuste risorse alle attività sportive. I più seri, come il nostro, lo hanno fatto e continuano a farlo. Lo sport, la diffusione della cultura nautica sono la nostra missione, soprattutto in un momento come questo in cui abbiamo estremo bisogno di una relazione forte con il mare. Di rispet- to, conservazione e perché no di divertimento e serenità. Voglio ricordare di questi anni il mio rapporto con il presidente Guido Rosetti, che era molto piacevole ma basato esclusivamente sul “lei”, una amichevole distanza che ci consentiva di conservare efficacia. Io avevo sostituito come segretario Edoardo Rossi e con noi lavorava il grande Marco Minardi. Un giorno stavo partendo per la Croazia con il mio Alpa 11 50, ma appena riuscì a incontrarmi da solo, dopo i saluti in segreteria, mi mise una mano sulla spalla e mi fece promettere di “salvaguardare sempre il Circolo Velico”. Mi accompagnò fino alla barca già pronta a salpare dicendomi queste cose con insistenza.
Naturalmente io non capivo il senso di quella richiesta così pressante. L’ho capito 24 ore dopo, quando a Rovigno mi ha raggiunto telefonicamente Marco Minardi per annunciarmi la sua scomparsa, che apriva per il circolo un momento difficile, perché viveva una battaglia di potere che non era relativa alla nostra attività ma alla città stessa. L’accaduto tuttavia conferma il valore del CVR nel tessuto urbano. Ho impiegato cinque mesi per convoca- re un’assemblea con nuove elezioni, che portò all’era di Giuseppe Poggiali. Uomo difficile ma anche molto abile: dobbiamo alle sue intuizioni la trattativa che ci ha portato ad avere denaro e autorizzazioni per la sede a mare. Credo che il futuro di un circolo, di qualsiasi natura, sia legato alla sua capacità di rigenerare la sua dirigenza, innestando sempre forze nuove. Anche noi abbiamo lavorato sui giovani, su voci importanti e atleti di successo che ci danno forza. Sappiamo essere in sintonia, risolvere i problemi che si presentano. La nostra stabilità è anche data dalla forma del nostro Statuto che fa in modo che sia il Consiglio Direttivo a eleggere il Presidente, e quindi ad avere sempre la forza operativa. Il Circolo Velico Ravennate compie i suoi 70 anni in piena salute, forte di un passato radioso e di uomini che gli possono assicurare un futuro altrettanto importante.
Gianni Paulucci